After a long silence its wonderful to be back in my nest on the net! Something has changed though: the following post is in italian… I’ll be working on a translation soon, but I hope you’ll enjoy the pictures meanwhile. New music is coming, too 🙂 To join the blog’s newsletter please write to contacts@heronontheroof.com!
This story is dedicated to the amazing team of the Rifugio Fangacci, in the Parco Nazionale Foreste Casentinesi, that welcomed me for a short residency a few weeks ago. Thank you Lucia and Paride for your warm hospitality!
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Questo post è dedicato al fantastico Team del Rifugio Fangacci, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove sono stata accolta per una breve Residenza qualche settimana fa. Grazie a Lucia e Paride per la calorosa ospitalità! Presto pubblicherò anche un breve brano ispirato dalla mia permanenza al Rifugio 🙂 Per essere aggiunti alla newsletter del blog, scrivetemi su contacts@heronontheroof.com !
Inerpicandomi per la montagna mi ha colta il dubbio che stessi chiedendo un po’ troppo alla vecchia Opel.
Bellissime rocce lisce come scaglie affioravano sullo sterrato della strada, e la via sembrava il fianco di un lungo pesce avvolto intorno al monte. L’acqua d’altronde non mancava; la nebbia si era aggiudicata il ruolo principale in quest’atto di foresta. Anche gli alberi apparivano in secondo piano, comparse sospese nel bagliore soffuso rosso e arancio delle foglie cadute.
Mi sono calmata pensando che non c’era fretta; questo era l’ultimo tratto di un viaggio cominciato ore prima. Ero quasi arrivata. Potevo godermi gli ultimi minuti di guida, una curva alla volta, senza metter fretta alla nebbia.
Arrivata sì, ma dove? Ripensando agli ultimi giorni passati sguisciando per il traffico di Roma mi sembrava di essere entrata in un mondo alieno.
Il portale l’avevo percepito superando il paese di Badia Prataglia. Un senso di improvviso mutamento che spalanca gli occhi e toglie il fiato, un po’ come quando si arriva d’un tratto in riva al mare.
La percezione di entrare in un luogo Altro: un tessuto fitto di relazioni e linguaggi all’apparenza inesplicabili, ma densi di significato.
Muovermi lentamente non era una scelta per la mia sicurezza o quella dell’auto, era ancora prima la risposta alla cadenza, al ritmo di questo arrangiamento immenso di cui anch’io ero diventata voce. Maestro Nebbia, il mio direttore d’orchestra (più chiara di tanti umani!!): seguivo il suo gesto risalendo la strada squamata della montagna, tra faggi ed abeti verso il Rifugio Fangacci.
Sul confine tra Romagna e Toscana, nel respiro dei faggi e degli abeti, è cresciuto un rifugio; come una bacca, un funghetto, un bel muschio morbido; tra le altre meraviglie del bosco, c’è lui. Si chiama Fangacci ma ha molto altri nomi; Eccolo! Lhovvisto! E anche Casa, Calore, Sogno…
Il rifugio è parte del bosco ed il bosco è parte del rifugio. Entrando mi rendo conto ancora una volta di quando anch’io sia parte piuttosto che “a parte”… fibra sottile ma tenace in una trama molto più grande e complessa di me!
Porto il violoncello dentro, sarà la mia stufa quando stasera scoprirò che accendere un fuoco non è proprio un gioco da ragazzi… “Violoncello casa e scaldino”: suonando il calore parte dalle dita e dalle vibrazioni del legno sul mio corpo, e si diffonde piano fino al cuore. Chi ha detto che la linfa vitale non possa arrivare al centro dalle periferie?
Ora il centro è proprio qui: nella nebbia, nella pioggia, nel respiro profondo degli alberi intorno. Il vento li suona come corde, abeti chitarre, faggi banjos, querce ukulele.. ed ora un violoncello. Come risuona il Fangacci col suo suono e la mia voce!
Secondo me a guardarci da fuori, siamo un pò piccoli e buffi il rifugio ed io. Ci sono le piante vetuste, l’intangibile potenza della nebbia, il corpo maestoso della montagna… e noi, con un violoncello in custodia azzurra e un sacco a pelo, i muri bianchi e le persiane verdi, i ricordi, i ragni, il desiderio del fuoco. Il bosco ci abbraccia e riflette pensieri nascosti, risorse dimenticate o forse mai esplorate prima. Dice “you belong here. Come find out”. Appartieni a questi luoghi; vieni, e scoprilo.
E così passeggiando con la pioggia su per il monte Penna incontro uno scoiattolo nostrano, nero con la pancia chiara, che forse anche lui si prepara per il letargo, e meravigliose piante da poema cavalleresco; mi immergo in un’epopea scritta dai tronchi dei faggi… se non son queste le selve oscure!
Perdermi e ritrovarmi diventano sinonimi. Cammino in una musica che sembra priva di battere o di metrica, e mi offre un flusso poderoso nel quale lasciarmi andare. Ne scopro così la coesione interna: il senso innegabile e indicibile di questo mondo nuvola, del suo moto misterioso che rivela modi altri di guardare, vedere, e mi porta con sé.
Sento che da tutto questo nuova musica verrà 🙂
Una descrizione fantastica di un posto meraviglioso… Sono certa che ne scaturiranno dei brani magici…
Tata 💘
✨✨✨
Grazie Tata! 🥰
Non avevo mai letto una descrizione così poetica, elegante e
Musicale di una foresta…Complimenti Altea per la tua bellissima prosa!
Parole di nebbia e faggi, di autunno e sentieri segreti, parole nel silenzio della montagna che si riempie di musica e scopre una nuova e sorprendente bellezza…
Grazie Fabi! 🥰 spero si organizzeranno presto nuove esplorazioni in Toscana -magari anche in foresta :))
✨ ✨ ✨ grazie di queste parole -spero di leggere presto i tuoi prossimi scritti! 🥰